Settant'anni fa al Teatro Adriano nasceva la CISL.
“Bisogna saper parlare con sincerità ai lavoratori, nulla nascondere e nulla ampliare. Onestà, rettitudine, laboriosità, disinteresse sono tutte virtù di cui noi dovremmo essere in possesso", disse in uno dei suoi passaggi più significativi Giulio Pastore, uno dei nostri padri fondatori.
Settant'anni dopo Annamaria Furlan, Segretario Generale della Confederazione, ha scritto una lettera a tutti gli iscritti e delegati per celebrare questo anniversario e con esso il Primo Maggio.
Un Primo Maggio che, dice, “nonostante l’assenza di cortei e manifestazioni di piazza, sarà un segnale di forte unità, di solidarietà e di speranza per tutto il mondo del lavoro”.
Certamente la celebrazione di questo settantesimo anno di età per la nostra CISL e della Festa dei Lavoratori 2020 sarà sommesso, in onore e ricordo a tutte le persone scomparse ed a chi ancora oggi lotta in prima linea per salvaguardare la salute di tutti noi.
La pandemia in corso è già costata molto sia in termini di vite umane che economici: “gli effetti della pandemia sono davvero devastanti – prosegue Furlan nella sua lettera – sul piano economico e sociale. Rappresentano una ferita profonda per la vita di milioni di lavoratori e di famiglie italiane. Settant’anni fa, la Cisl seppe indicare ad un Paese uscito a pezzi dal conflitto mondiale, la strada della rinascita civile e delle necessarie riforme economiche e sociali, ponendo al primo posto i diritti della persona, la dignità e la sicurezza del lavoro, la costruzione dell’Europa, l’unità tra Nord e Sud, l’inclusione sociale, la lotta alla povertà. Sono i grandi valori morali e culturali del cattolicesimo sociale che rappresentano una parte importante delle nostre radici ideali e culturali. Oggi come allora dobbiamo ripartire dagli stessi valori, per tornare a guardare al futuro con coraggio e fiducia”.
CISL che nel corso di questi anni ha vinto la propria sfida, dice Furlan, per costruire un'Italia “democratica, rifiutando la demagogia, l’antagonismo sterile ed il populismo ma cercando sempre di coniugare gli interessi dei lavoratori con quelli generali del Paese”.
Oggi più che mai, in questa difficile fase per il Paese, che dovrà affrontare una “nuova ricostruzione” sulla base di ciò che ci lascerà la pandemia, il ruolo della CISL è decisivo: “nulla sarà come prima, dopo questa emergenza sanitaria: bisognerà – afferma il segretario generale della CISL – siglare accordi innovativi con le aziende, riorganizzare lavoro ed orari, diffondere lo smart working, utilizzare le nuove tecnologie in tutti i settori per salvaguardare la salute delle persone. Dobbiamo ripensare il ruolo dei servizi pubblici, dei trasporti, modificare il nostro stile di vita. Questa fase può e deve diventare anche una opportunità per estendere la democrazia economica in tutti i luoghi di lavoro, perché avremo bisogno di più partecipazione alle decisioni, più coinvolgimento dei lavoratori nelle scelte produttive delle aziende. Servono poi più investimenti pubblici per garantire l’occupazione, più mezzi e uomini per rafforzare il sistema sanitario, sbloccare tutti i cantieri, far partire una grande modernizzazione del Paese nel settore delle infrastrutture materiali ed immateriali, nella formazione, nella ricerca, nell'innovazione, nel digitale, nella tutela del territorio, dell’ambiente e dei beni culturali”.
La via da seguire, quindi, è chiara ed il nostro segretario generale confederale la traccia in maniera efficace: “bisogna uscirne tutti insieme con una risposta collettiva per cambiare in meglio la nostra società”.