Calo demografico, aspettative di vita, ricambio naturale della popolazione sono gli ultimi argomenti trattati dal report Istat dell'11 febbraio 2020.
Dopo i dati di Eurostat sugli over 65 in Europa, sono arrivati i dati italiani, gli Indicatori demografici anno 2019, a confermare una tendenza in atto da diversi anni: l'età media si alza, nascono meno bambini e l'aspettativa di vita alla nascita è più lunga.
Segno di un benessere ma anche indice di un ricambio della popolazione, dichiara Istat, che andrà a rilento.
Per ogni 100 residenti che scompaiono, si contano 67 neonati, mentre dieci anni fa risultava pari a 96.
Istat annuncia che, al 1° gennaio 2020 i residenti ammontano a 60 milioni 317mila, 116mila in meno su base annua.
Il calo della popolazione segue andamenti diversi a seconda delle regioni italiane.
Lo storico divario tra Nord e Sud si replica. Che si tratti di cause legate a crisi economica, flussi migratori, differenze nelle condizioni di welfare, sanità e servizi, Istat si limita a rilevare che il segno meno, nelle nascite, si concentra nel Mezzogiorno e nel Centro.
Le province autonome di Bolzano e Trento registrano lo sviluppo demografico più alto, ma la popolazione cresce anche in Lombardia (+3,4 per mille) ed Emilia Romagna.
Positivo è il dato sulle condizioni di sopravvivenza e sulla speranza di vita alla nascita.
L'incremento nazionale, rispetto al 2018, è di circa un mese di vita in più: per gli uomini, l'aspettativa è di arrivare a 81 anni e per le donne di giungere a 85,3. Nel Nordest si registrano le condizioni migliori, dove gli uomini residenti possono infatti contare su una speranza di vita alla nascita pari a 81,6 anni, le donne pari a 85,9.