Insieme a te non ci sto più

Insieme a te non ci sto più: è questo lo slogan scelto da CGIL, CISL, UIL, ANPI, ARCI, Libera ed Il Manifesto per la giornata contro la violenza sulle donne del 2020.

“La violenza di genere – dice Annamaria Furlan, Segretario Generale CISL – continua a segnare in modo drammatico la vita quotidiana delle donne in ogni angolo del pianeta. Le sue diverse espressioni interessano in maniera trasversale tutte le classi sociali, pur colpendo in modo diverso a seconda dei contesti socio-economici in cui si manifesta. È un dovere di tutti e una battaglia di civiltà prevenire e contrastare questa piaga che non offende solo chi la subisce, ma la società nel suo insieme. Il 2020 – continua Furlan – è stato un anno particolarmente difficile a causa di una pandemia sanitaria senza precedenti, che oltre a contare migliaia di vittime ogni giorno, mette in ginocchio tante famiglie per la perdita del lavoro. La diffusione del Covid-19 ha determinato, purtroppo, anche un incremento delle violenze, soprattutto domestiche, documentato dalle agenzie statistiche più accreditate e da molti organismi internazionali, tra cui l'ONU. La Cisl, attraverso numerose iniziative, è costantemente impegnata in un'azione di contrasto alla violenza e alle molestie nei luoghi di lavoro, meno visibile ma altrettanto diffusa. Siamo impegnati su tutto il territorio nazionale – la chiosa del Segretario nazionale cislino – per definire accordi con le rappresentanze datoriali sulla violenza e le molestie nei luoghi di lavoro, e per fornire supporto e assistenza attraverso sportelli di ascolto e orientamento dedicati”.

A fare eco ad Annamaria Furlan è Gianna Badoni, responsabile del Coordinamento Donne della FNP Cisl dei Laghi: “il nostro è un impegno costante che ci vede da sempre impegnate sulle barricate del contrasto alla violenza contro le donne. La nostra speranza resta quella di arrivare finalmente ad una società che sia civile davvero, una società del rispetto e dei diritti per tutti. Sono stata molto colpita dalla testimonianza di una donna di 82 anni che raccontava la sua triste storia di violenza subita da un marito che di umano non aveva proprio nulla. Di storie simili in tanti anni di militanza ne ho sentite molte – spiega Badoni – ma a queste cose non ci si abitua mai. Sono rimasta scioccata: come può un uomo arrivato alla fine della strada non essere stanco di perpetrare comportamenti disumani, come può una donna subire così tanto. Ebbene, quella donna una sera di lockdown ha registrato con il cellulare tutto ciò che il marito le faceva per poi denunciarlo. “Non volevo finire i miei giorni cosi”, ha detto ai carabinieri. Da questa storia – continua la coordinatrice territoriale delle donne FNP – ho realizzato che gli anni che passano non sono garanzia di saggezza e cambiamento e che la pandemia e la paura di morire non cambiano nulla se le donne che subiscono violenza non trovano il coraggio di liberarsi di un amore che amore non è stato mai. Il lavoro con il Coordinamento Donne, sempre attento e fattivo, ha prodotto molti risultati importanti a Varese ed a Como. Molte sono le realtà nate per aiutare, contrastare la violenza, stimolare riflessioni e interventi a partire anche dalle scuole per creare dignità e rispetto. A Como in diverse realtà ed associazioni le donne sono impegnate nel contrasto alla violenza, a Varese è attiva una rete anti violenza voluta e sostenuta tra gli altri dal coordinamento donne unitario. Una rete di sostegno, aiuto, e protezione per le donne in fuga da amori criminali. Teniamo sempre alto il nostro impegno – la chiosa di Gianna Badoni – come donne nel sindacato e nella società. Non è retorica, ma consapevolezza che il nostro sguardo è determinante per cambiare la società ed i costumi”.