Anche in questo 2022 la FNP Cisl dei Laghi ha partecipato alle manifestazioni svolte a Como e Varese per festeggiare la Festa dei Lavoratori.
E proprio nella Città Giardino è intervenuto dal palco un attivista della FNP, Mariuccio Bianchi. Qui di seguito il testo integrale del suo intervento:
"Certamente questo è un primo maggio diverso. Inutile ripeterci che la guerra nel cuore dell’Europa, con la pandemia non ancora sconfitta, sta infliggendo un colpo non da poco alle speranze di ripresa e di crescita economica e sociale. Non entriamo nel merito o in una discussione su cause, responsabilità, efferatezze, peraltro abbastanza evidenti a chi non è offuscato da pregiudizi ideologici retro o da attrazione per l’uomo forte dell’est.
Venendo ai problemi del lavoro, ora l’occupazione rischia di essere impedita dalle difficoltà delle aziende a reggere l’aumento dei costi energetici e delle materie prime; l’inflazione di nuovo in ripresa dopo anni di quiescenza rischia di vanificare gli eventuali e sofferti aumenti salariali contrattuali e la stessa impennata dei prezzi dei prodotti di prima necessità sta indebolendo il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati.
Anche perchè pandemia e guerra, come sempre nella storia, riescono ad arricchire i pochi, mentre i molti si impoveriscono fino alla miseria. Povertà significa mancanza di mezzi materiali per una vita degna (basti vedere le code, anche a Varese ad es. di affamati davanti alle sedi Caritas o alle suore di via Luini); povertà vuol dire impossibilità di accedere, per mancanza di soldi, alle necessarie cure in caso di malattia, anche perché la sanità, almeno quella pubblica, ha dovuto focalizzarsi sul Covid a discapito delle altre pur serie patologie; povertà anche in senso educativo con milioni di adolescenti e di giovani disorientati, per non dire altro, per mesi, nella fase acuta del Covid, in cui la mancata socializzazione si univa spesso alla carenza didattica ed educativa.
Se però è vero che a volte, non sempre, noi rafforziamo noi stessi o il nostro gruppo di appartenenza nelle avversità, questo è il momento per l’Italia, ma anche per l’Europa di fare un salto di qualità morale-culturale, economica e politica.
Morale-culturale, perché più che mai oggi è necessario far crescere la consapevolezza di un destino comune per i popoli europei, in cui i vecchi stati, senza scomparire, debbono cominciare a concepirsi in termini federali o confederali.
Economica in quanto è il momento che un patto per lo sviluppo sostenibile prenda il posto della competizione, anche finanziaria e fiscale, all’interno dell’unione.
Politica, perché senza una riforma dei meccanismi di governo (basta con l’unanimità come requisito per le decisioni) non si potrà fare molto cammino di fronte ai colossi mondiali Russia, Usa Cina.
E l’Italia? Beh, anche da noi, è necessario, come circa trent’anni fa, un grande Patto sociale, grazie al quale governo, organizzazioni sindacali, organizzazioni imprenditoriali affrontino assieme la difficile e complessa transizione epocale. Un patto sociale con il quale si provveda sia alla crescita ed allo sviluppo sostenibile, sia alla redistribuzione in nome dell’equità sociale.
Non sottovalutiamo le difficoltà delle imprese, ma ancor meno possiamo trascurare i salari dei lavoratori dipendenti da noi rappresentati, mediamente i più bassi dell’Europa occidentale, né le pensioni, erose sempre più dall’inflazione nuovamente galoppante. E questo dobbiamo ripeterlo ad alta voce e senza timori a Bonomi che qualche giorno fa polemizzava con il ministro Orlando e rigettava di fatto le proposte sindacali in materia salariale e fiscale. Ecco perché governo e datori di lavoro devono accogliere la proposta seria delle OO.SS di lavorare assieme e di decidere assieme, non per eliminare il conflitto fisiologico e salutare proprio di una democrazia consolidata, ma per evitare un antagonismo a prescindere e fine a se stesso.
In questo patto di corresponsabilità e di partecipazione non va trascurata infine una politica di alleggerimento fiscale nei confronti di chi paga da sempre le tasse, facendosi carico di fatto del sistema di welfare sociale, di cui godono immeritatamente anche larghi settori di evasori fiscali, non sempre ricercati, perseguiti e puniti con la necessaria decisione e fermezza.
Credo che con una seria riforma fiscale che contempli anche la lotta all’evasione non siano necessari nuovi scostamenti di bilancio con aggravamento del debito pubblico che peserebbe sulle spalle delle generazioni dei nostri figli, nipoti e post nipoti. Solo così lasceremo il tunnel, di cui fatichiamo a vedere l’uscita, solo così potremo costruire e ricostruire un’Italia ed un’ Europa competitive, solidali e sostenibili nello sviluppo, nell’equità sociale e, speriamo presto, nella pace.
Sì, la pace, perché la pace significa vita e lavoro, la guerra morte e lutti. E gli anziani, come me, che, ventenni o poco più, 50 anni fa si batterono contro l’aggressione americana in Vietnam, oggi devono battersi, con i giovani, e si batteranno, contro l’aggressione russa all’Ucraina, all’Europa, al mondo democratico."