In questa fase di emergenza, dovuta al corona virus, quali sollecitazioni state raccogliendo dai vostri addetti e dai tesserati?
Dai nostri associati colgo uno stato d’animo di smarrimento, più che di paura. Non c’è panico ma tanta preoccupazione. Preoccupazione per sé, per i figli, per i nipoti, per un domani che inaspettatamente e improvvisamente si complica. C’è un male che è più grave della crisi economica, che è più importante di tutte le nostre legittime rivendicazioni che fino a ieri abbiamo sostenuto con determinazione, che coinvolge tutti, giovani ed anziani, e che va affrontato in fretta e di fronte al quale ci sentiamo impotenti.
Come rassicurare anziani e pensionati?
Questa sensazione di impotenza la si supera insieme. Le istituzioni sono presenti e molto attive. Non siamo soli. Dobbiamo seguire le indicazioni ed attenerci alle disposizioni che le autorità sanitarie, civili e politiche ci danno quotidianamente. Assumendoci ciascuno le proprie responsabilità, qui ed ora. L’anziano in difficoltà, parlo in particolare per i più anziani che sono soli, possono rivolgersi alle amministrazioni locali, e ai gruppi di impegno e volontariato che si stanno muovendo sul territorio. Noi manteniamo come FNP provinciale dei punti di riferimento a livello centrale. Ma ci dobbiamo attenere anche noi a quanto ci chiedono le istituzioni di fare: stare a casa, limitare al massimo il pericolo della diffusione del contagio, per non ammalarci ed ingolfare ulteriormente gli ospedali ed i pronto soccorso, non prestandoci noi a diventare strumento di propagazione del virus.
La chiusura delle sedi del sindacato è anche occasione per riconsiderare l’importanza della grande mole di lavoro e di tutele garantite dal sindacato?
Mi rendo conto in questi giorni di “isolamento” della quantità di lavoro e di rapporti quotidiani che sviluppiamo in periodi normali. I servizi, le iniziative, le consulenze, gli incontri che caratterizzano il nostro lavoro continuano ad essere richiesti e non possiamo, quasi sempre, che rinviare. Così mi permetto di suggerire ai nostri anziani che per quanto riguarda il servizio di patronato se non sono cose urgenti di aspettare. Se sono urgenti telefonare e prendere l’appuntamento. Per il 7 e 30, visto che il periodo delle dichiarazioni dei redditi si avvicina, consiglio di non avere fretta, i tempi slitteranno. Non diventiamo matti a prenotare, a telefonare: dopo il 3 Aprile, sperando di essere usciti dal tunnel, facciamo in tempo a fare tutto.
Come vi state organizzando in questa fase di emergenza?
Manteniamo in piedi i servizi essenziali fin tanto che ci è possibile. Anche il personale che opera nei nostri uffici che danno i servizi (penso al Patronato INAS, al CAF, all’ufficio vertenze, in particolare) sono ovviamente in condizioni di pericolo e giustamente vanno tutelati. Per cui si lavora in grosse difficoltà ed a ranghi ristretti. Siamo e restiamo in un'attesa vigilante e ci prepariamo alla ripresa della normalità, sperando che avvenga il più presto possibile, e sapendo che dovremo ricominciare recuperando molto del tempo perso.
Priorità da chiedere al Governo centrale e alla regione?
La prima è la garanzia che il sistema sanitario regga e continui a svolgere il prezioso lavoro che sta facendo, anche con il nostro aiuto. Combattere il virus costringe lavoratori, aziende, attività produttive, piccoli e grandi uffici commerciali a grandi sacrifici che mettono fortemente in crisi il sistema. Bisogna che ci siano interventi che aiutino il sistema a non deprimere i consumi, altrimenti ci troveremmo in grandi difficoltà alla ripresa della normalità. Quindi servono risorse per lavoratori, imprese, commercianti, senza dimenticare anche i piccoli e coloro che in questo tempo non hanno prodotto ed incassato e magari devono continuare a pagare affitti esosi e tasse. In questa situazione non basta solo la cassa integrazione e i normali ammortizzatori sociali che rischierebbero di intervenire su settori e soggetti limitati; bisogna allargare la tutela perché nessuno resti senza l’aiuto necessario a far ripartire la vita normale e l’economia. Servono risorse che allo stato non abbiamo. Il governo ha già fatto un grande sforzo per mettere in gioco oltre 8 miliardi. Sicuramente non basteranno, se ne potranno recuperare altri. Ma, attenzione, non siamo in campagna elettorale! E non serve sparare cifre al rialzo.
Infine, riflessioni personali sull’impegno di ogni cittadino: è l’occasione per tornare ad essere un popolo veramente unito?
Bellissima e molto appropriata questa domanda. Se penso a quelli che la sera dell’8 Marzo hanno fatto le valigie e se la sono data a gambe, alle voci che circolavano di un decreto del Governo che imponeva misure di ristrettezza, ci sarebbe da vergognarsi. Chi in quelle ore è “scappato” è davvero un cittadino di scarsissima coscienza civica e ancor meno dignità. Oggi c’è assoluto bisogno di essere cittadini consapevoli e responsabili per sé e per gli interessi di tutto un popolo, che è in guerra con un nemico pericoloso, con il quale non ci possiamo alleare (come fa chi scappa!). Rispettiamo tutti le regole e atteniamoci alle indicazioni che le Istituzioni e le autorità competenti ci danno con dovizia di informazioni e particolari. Solo così potremo superare questa pesante situazione in tempi il più possibile ristretti e rimetterci presto in cammino per riprendere la vita normale.