Luigi Sbarra, Segretario Generale Nazionale della CISL, ha festeggiato il Primo Maggio a Potenza. Nel capoluogo lucano ha preso la parola di fronte ad una Piazza Mario Pagano gremita, affrontando diversi argomenti.
Tra questi, l'importanza della dignità del lavoro: “con la nostra azione vogliamo rendere il lavoro, sempre di più, un’attività umana degna, dignitosa. Vogliamo affermare la sua vera e piena dignità, il lavoro come partecipazione di ognuno alla crescita della comunità, il lavoro che deve crescere in qualità e quantità. È lungo, lo sappiamo, il cammino che ancora ci separa da questa meta. Tanto che anche oggi siamo costretti a riconoscere che il lavoro troppo spesso non è il “luogo” della dignità, della realizzazione, dell’emancipazione, della creatività. C’è il lavoro oggi che si scontra con le grandi disuguaglianze generazionali, di genere, geografiche, territoriali. C’è il lavoro che mortifica quando si traduce in precarietà, quando precipita nella schiavitù del caporalato, quando diventa sfruttamento dei più deboli, delle donne, degli immigrati. C’è il lavoro che ferisce e uccide e questa è la piaga più terribile di un Paese che vuole dirsi civile, un Paese che vuole e deve ad ogni costo liberarsi, perché ogni vita persa o ferita su un luogo di lavoro è una grande ferita per la nostra democrazia. C’è il lavoro che manca”.
Nel suo discorso, poi, Sbarra è sceso più nello specifico: “siamo in fondo alle classifiche europee per capacità di far incontrare domanda e offerta. Per il numero di giovani, più di tre milioni, che non lavorano, non studiano e non seguono percorsi di formazione. Per la percentuale di donne, specialmente al Sud, senza occupazione. E poi c’è il lavoro che pur essendoci, fa restare povere le persone. Un esercito di lavoratori dipendenti o autonomi, quasi sei milioni, che sta, con grande dolore, a cavallo di quella soglia di marginalità sociale che segna il confine tra l’essere e il non essere. Precari, part-time, troppo spesso involontari, immigrati, persone a servizio di algoritmi o impiegate nel turismo, giovani del Sud, donne che faticano ad arrivare alla fine del mese. Se vogliamo che l’Italia continui ad essere “fondata sul lavoro” è decisivo agire per restituirgli centralità”.
Come superare questi annosi problemi? “Va aperta una nuova stagione delle politiche del lavoro in questo Paese. Sul piano dei salari, innanzitutto. Non c’è bisogno di statistiche, per capire quanto la fiammata inflazionistica abbia reso ancora più pressante questo problema. Lo abbiamo detto tante volte e lo ripetiamo oggi: serve una nuova politica dei redditi, che faccia recuperare potere d’acquisto a lavoratori, pensionati e famiglie. Dobbiamo abbattere le tasse sui lavoratori e pensionati iniziando, come ieri ci ha confermato il Governo rispondendo ad una nostra precisa rivendicazione, a ridurre in maniera ancora più forte il cuneo fiscale in modo ancora più ampio rispetto a quanto si sta prevedendo di fare e rendendolo strutturale per difendere i salari e anche per pensioni che vanno assicurati ad una piena indicizzazione e perequazione”.
Ma molti altri sono stati i punti toccati da Sbarra nel suo intervento, che possono essere sintetizzate nella sua chiosa finale: “sono tante le sfide che abbiamo davanti e che per il nostro paese si possono racchiudere in una sola parola: ricostruzione. Una costruzione nuova che riuscirà solo se il mondo del lavoro sarà veramente protagonista. E’ solo con il contributo e la responsabilità di tutti che affrontiamo questa emergenza economico-sociale, costruendo una visione di medio-lungo periodo. E questo lo vogliamo fare insieme, non c’è occasione migliore del primo maggio per ribadirlo: il sindacato c’è. Lo sappia il Governo, lo sappiano le associazioni datoriali. Il sindacato c’è e come è sempre stato nei momenti decisivi della storia di questo Paese, farà sino in fondo, con responsabilità la sua parte!”